C’è
un vizio di fondo nella polemica sull’estensione della Zona a
Traffico Limitato prevista a Como, in convalle: la convinzione
diffusa, e l’obiezione comune che ne nasce, è che tutto debba
essere raggiungibile in auto, il centro città, i negozi, i servizi
pubblici, le bellezze naturali e architettoniche, e le abitazioni. In
realtà solo per queste ultime è importante garantire la possibilità
di parcheggiare l’auto almeno nelle vicinanze di casa. Tutto il
resto, soprattutto in una città piccola e percorribile anche a piedi
in lungo e in largo come Como, è raggiungibile con altri mezzi, i
piedi innanzitutto, la bicicletta, i mezzi pubblici.
Mobilità
è la parola che esprime
da sempre il bisogno e il diritto dell’uomo di spostarsi in
libertà, con facilità e sicurezza, sia in città che fuori, per il
lavoro, per la scuola, per lo svago, e lo sviluppo della
motorizzazione privata ha permesso, a lungo, di soddisfare questo
bisogno dell’individuo e ne ha fortemente incrementato gli
spostamenti. Da qualche tempo però si è verificata un’inversione
di tendenza: infatti, a causa dell’eccesso di auto, oggi risulta
seriamente compromessa la stessa mobilità individuale, in particolar
modo quella dei cosiddetti ‘utenti deboli’, i bambini , gli
anziani, i disabili e in ogni caso chi non è giovane, forte e sano.
E’ compromesso uno dei diritti fondamentali della persona,così
come enunciato dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione
Europea (Nizza 7.12.2000), ovvero: Il
diritto a muoversi secondo necessità,
che deve essere garantito a tutti.
Ma è compromesso anche il diritto alla salute, per l'inquinamento, gli incidenti, lo stress, la solitudine.
A
Como ne sappiamo qualcosa, in termini di congestione del traffico, di
spazio rubato, di aria irrespirabile. Ma ci sono soluzioni possibili,
fra l’altro già previste dal Piano del Traffico del 2001 (!). Fra
queste l’estensione graduale delle ZTL, delle zone Pedonali, delle
Zone 30, e non solo in centro o in convalle ma anche nei quartieri
periferici.
Gli
obiettivi del progetto di cui si discute sono chiari e
imprescindibili:
- Risolvere il problema della sosta dei residenti e aumentare la sosta a rotazione
- Riqualificare gli spazi centrali, vie e piazze
- Ridurre il traffico di auto e quindi l’inquinamento e il rumore
- Migliorare la sicurezza di pedoni e ciclisti
Non
vi sembra che una città resa più vivibile dal raggiungimento di
questi obiettivi non possa garantire un modo più gradevole di
spostarsi, più vivacità e meno stress, e in fondo una migliore
qualità di vita?
E
questo avverrà per tutte le attività che si svolgono in città, dal
lavoro, al tempo libero, allo shopping (o vogliamo che il cliente
entri in auto nel negozio?).
In
tutta Europa queste politiche per la mobilità e la sosta da oltre 40
anni hanno dato risultati eccezionali sia in termini di sicurezza che
di qualità degli spazi.
Opportuno
ricordare, per sfatare alcuni timori legati alla perdita di posti di
lavoro nelle attività commerciali, che i risultati positivi
inevitabilmente e conseguentemente si riscontrano anche nel piacere
di fare shopping in centri dove è piacevole e sicuro muoversi. Basti
riflettere su una semplice cosa: quando qualcuno di noi si reca in un
una città preferisce passeggiare e fare shopping lungo il
marciapiede di una strada trafficata oppure cerca il classico
cartello blu che indica l'area pedonale?
Vogliamo
continuare a discutere, vogliamo continuare a rimandare queste
scelte, vogliamo rimanere indietro? Noi diciamo di no perché “il
grado di civiltà di una città si misura dalla qualità degli spazi
collettivi che offre” (Maurice
Cerasi), e vorremmo che
Como diventasse finalmente una città civile e accogliente, una città
per tutti.
Alberto
Bracchi, Giuseppe Reynaud, Marco Ponte, Cesara Pavone, Danilo Lillia,
Igor Fasola, Cecilia Rusconi
La
Città Possibile - Como 27 maggio 2013
5 commenti:
considerazioni condivisibili e apprezzate. Purtroppo i comaschi duri e puri non avranno la sensibilità di capirlo, se non tra duecento anni...
Non vivo più da diversi anni a Como, mi sono trasferito sulla tremezzina e a Como ci vado per lavoro quasi quotidianamente. Già mi sembrava assurdo anni fa, quando arrivai a Como da Milano, che si usasse così tanto l'auto per spostarsi in spazi ridotti: ancor più oggi, dove non arrivo a capire quale possa essere il problema di allargare l'area ZTL. Sono appena rientrato da Siviglia: il centro, sicuramente più grande di Como, è sempre affollato. Non è certo la limitazione al traffico che crea problemi economici ai negozianti. Sveglia gente, riprendiamoci in mano, anzi nei piedi, i nostri spazi.
Gianmaria Formenti-Ossuccio
Egregio,
quello che scrivi sarebbe di sicuro condivisibile qualora la città da Te descritta corrispondesse a realtà e qualora gli amministratori locali, di qualunque credo politico, agissero sempre in modo imparziale, avendo come fine ultimo il benessere della comunità locale.
In vero, perdona il mio scetticismo, non ritengo che l'estensione indiscriminata delle zone esenti da traffico, e soprattutto la volontà perseguita con zelo di sopprimere tutte le aree di sosta non a pagamento nell'intero perimetro cittadino, possa per ciò solo dare àdito a una città più giusta o più a misura d'uomo.
Risulta infatti facilmente intuibile come la struttura morfologica dell'area urbana sia alquanto eterogenea.
In altri termini, risiedere nelle zone più prossime al lago e pianeggianti è certamente differente che abitare nei quartieri periferici, "sopra i colli": le prime sono, infatti, facilmente fruibili a piedi o in bicicletta diversamente dalla seconde che richiedono l'ausilio di mezzi a motore per potersi muovere agevolmente.
Si potrebbe obiettare a tale assunto con la nota eccezione dell'alternativa dell'uso dei mezzi pubblici di trasporto. Ebbene, a mio modesto parere, quanto al caso di Como, i mezzi pubblici sono troppo esosi e frammentari, nè è prevista una tariffa agevolata per persone residenti che versano in condizioni economiche o sociali di indubbio rilievo, con evidente compressione dei diritti costituzionali più elementari, in primis il diritto di muoversi liberamente, creando relazioni con gli altri membri della comunità cittadina.
Insomma, sarà anche un mio limite personale, non riesco a convincermi che anche questo non sia l'ennesimo pretesto per riversare sui cittadini più deboli e, quindi, più indifesi, i costi di una visione politica nel complesso discriminatoria e fallimentare sul piano del benessere collettivo.
Se è questa la "città possibile" a me non piace.
Cordialmente.
Caro Alberto, innanzitutto, per evitare equivoci, ci tengo a dichiararmi una fanatica delle città liberate dalle auto.
Bella la citazione di Cerasi “Il grado di civiltà di una città si misura dalla qualità degli spazi collettivi che offre” Chi potrebbe non essere d'accordo? Però. Io credo che quando si toglie un “servizio” che, forse, per alcuni è davvero importante, bisognerebbe saper creare giuste alternative, considerando complessivamente tutto ciò che è collegato alla soluzine di quel problema.
E il problema riguarda innanzitutto la mobilità, ciò che offre o non offre il servizio di trasporto pubblico, la sua qualità, i suoi orari, le possibili coincidenze che permettono di agevolare coloro che devono utilizzare più mezzi... Anche prevedendo un utilizzo migliore del servizio battelli del nostro lago, così come poter usufruire di servizi burocratici, ottenere certificati, ricette mediche e quant'altro on line.
Non dimentichiamo che la città di Como è un capoluogo provinciale, dove si concentrano molti servizi, pubblici e non. Sarebbe bene tenerlo presente. Non mi sembra un bell'atteggiamento quello di “sgridare” coloro che non vanno in bicicletta. Onestamente: la Napoleona vi sembra una via per ciclisti? E la tangenziale? E la via Regina per Cernobbio? E quella che porta a fino Mornasco? Suvvia! Como, in realtà non è Ferrara, e i tragitti percorribili sono pochissimi e spesso pericolosi.
Il paragone che fai con le politiche di mobilità europee va fatto seriamente, valutando tutti gli aspetti organizzativi che permettono il buon vivere di quelle città.
Penso comunque che, evitando di creare schieramenti faziosi tra cittadini e amministrazione, la raccolta delle firme possa essere utile anche per ascoltare le ragioni di tutti e tutte.
Tonina Santi
E chi viene per lavoro?
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