martedì 27 dicembre 2005

La città della paura

Da qualche tempo noto segni, o intenzioni, inquietanti in città: recinzioni e telecamere. Alcuni esigui spazi del centro, che siano storici (quello della Biblioteca) o nuovissimi (quello dell'ex Fulda) sono recintati da brutte cancellate. Si sono finora salvati i giardini a lago, forse per questione di costi. Vedo i progetti di 'telesorveglianza', 10 telecamere da installare in centro. Nel pomeriggio prenatalizio in cui l'europarlamentare della Lega Nord Mario Borghezio e i suoi fanatici tuonano contro l'invasore islamico mi capita in mano un volantino distribuito da un gruppo di ragazzi di Como. Ne riprendo un pezzo:
... Da tempo assistiamo a campagne mediatiche e politiche incentrate sulla "costruzione del nemico": quando una minoranza solleva un problema, o addirittura crea qualche disagio, questa viene direttamente trasformata in un attacco alla "pace sociale". Questa campagna diffamatoria non fa altro che incrinare i rapporti e inasprire il dialogo, già peraltro difficile, quando si affrontano tematiche complesse. Il sindaco Bruni attua la stessa politica discriminatoria nei confronti delle minoranze di Como: criminalizzando, reprimendo anche con la forza e non concedendo nessuno spazio, prima ai writers ora agli islamici, senza cercare una soluzione concreta ai loro bisogni, non si fa altro che esasperare una situazione già complessa. Aprire un vero dialogo e un confronto orizzontale fra le parti in causa (nel nostro caso musulmani, giovani, writers), le amministrazioni locali e la popolazione, non è che il primo passo verso l'integrazione. Concedere spazi (fisici e culturali) a queste minoranze non farà altro che arricchire la nostra cultura senza creare quel clima di tensione indotta, tanto dannoso alla società. L'IGNORANZA CREA INTOLLERANZA ...
Mi colpisce un aspetto: i ragazzi si sentono 'minoranza emarginata' tanto quanto i musulmani: niente considerazione, niente spazi dove trovarsi. Concordo sullo slogan e aggiungo: la paura avanza. E come ci ricorda Elisabetta Forni: “Si comunica poco e male, perché manca o è insufficiente una risorsa fondamentale: la fiducia. La città non garantisce certezze -se non purtroppo spesso in negativo- (....) . La città diventa allora l’altro da sé: portatore o creatore di mali reali o immaginari. Non è più un luogo da esplorare e nel quale apprendere attraverso l’esperienza, ma un mondo da cui difendersi, se è il caso”.
Forse anche con l'aiuto e la partecipazione di quei ragazzi, che non hanno certamente paura, si può provare a migliorare la città.

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